Gli indifferenti - Alberto Moravia {Recensione no-spoiler}

Immaginate di scrivere un libro nel 1925, in Italia, in seguito alla guarigione dalla tubercolosi. Negli ultimi cinque anni, proprio a causa della malattia, non avete potuto frequentare granché la scuola e i vostri studi sono stati quasi esclusivamente costituiti dalla lettura di libri. Scrivete il vostro romanzo quindi e, senza nemmeno rendervene conto, tracciate un ritratto incredibile della borghesia italiana del tempo, sotto il regime fascista. Avete 18 anni e state scrivendo uno dei capolavori della letteratura italiana.
Come vi chiamate? Alberto Moravia. E il vostro esordio si intitola Gli indifferenti.

Gli indifferenti - Alberto Moravia Recensione no-spoiler Felice con un libro
Gli indifferenti - Alberto Moravia
Editore: Bompiani
Anno pubblicazione: 1929
Pagine: 285

Leggere questo libro significa essere trascinati nella quotidianità dei salotti borghesi della Roma dell’anteguerra, significa provare il disgusto e la consapevolezza della realtà che vi circonda, fatta di apparenze, maschere, corruzione, abitudini. E significa anche ritrovarsi imprigionati, incatenati a dei personaggi incapaci di agire, sofferenti ma impotenti, di fronte all'unica vita possibile. Se volete divertirvi allora allontanatevi da questo libro. Se invece volete ricordare quella sensazione di disagio mista a panico che tutti abbiamo provato almeno una volta nella vita, se volete meravigliarvi di fronte alla capacità di un ragazzino di cogliere l’essenza di una società di cui fa a malapena parte, allora siete proprio nel posto giusto. 

Gli indifferenti inizia proiettandoci direttamente nella casa di una famiglia romana benestante e nemmeno per un secondo ci concede l’illusione che tutto vada bene. La prima scena che ci si presenta davanti infatti preannuncia già bugie, sotterfugi e tradimenti. Sono cinque i personaggi con cui abbiamo a che fare: Mariagrazia, una madre melodrammatica e un po’ stupida; Lisa, la sua amica ipersentimentale; Leo, un amante egoista e senza scrupoli; loro tre, rappresentanti perfetti della borghesia del tempo, si contrappongono ai due figli, Carla e Michele, protagonisti della storia, espressione di quel sentimento di male di vivere derivante dalla consapevolezza della falsità della vita.

“Ma intanto l’angoscia aumentava, su questo non c’era dubbio; già ne conosceva la formazione: prima una vaga incertezza, un senso di sfiducia, di vanità, un bisogno di affaccendarsi, di appassionarsi; poi, pian piano, la gola secca, la bocca amara, gli occhi sbarrati, il ritorno insistente nella sua testa vuota di certe frasi assurde, insomma una disperazione furiosa e senza illusioni. Di questa angoscia, aveva un timore doloroso: avrebbe voluto non pensarci, e come ogni altra persona, vivere minuto per minuto, senza preoccupazioni, in pace con se stesso e con gli altri; ‘essere un imbecille’ sospirava qualche volta; ma quando meno se l’aspettava una parola, un’immagine, un pensiero lo richiamavano all'eterna questione; allora la sua distrazione crollava, ogni sforzo era vano, bisognava pensare."

Come avrete capito, c’è molto pessimismo in questa lettura, ma anche uno straordinario realismo, il talento dell’autore nel vedere i fenomeni intorno a lui e trasformarli in narrativa, scavando al contempo le ragioni profonde che li hanno determinati. E non c’è una trama vera e propria, solo dei personaggi con una loro storia e un loro percorso, le cui relazioni con gli altri cambiano nel corso del romanzo intrecciando e dividendo i loro cammini. Moravia rappresenta la vita quotidiana in tutto il suo egoismo, in tutta la sua ottusa moralità: la società non è più in grado di autogiudicarsi, la coscienza è stata messa a tacere. È evidente quindi una feroce critica sociale.
Eppure tutto questo, non era davvero l’intento di Moravia. Sì avete capito bene, egli ha scritto un capolavoro senza nemmeno rendersene conto, come conseguenza del suo vero proposito.

Ciò a cui l’autore davvero mirava insomma, era “semplicemente” scrivere una tragedia in forma di romanzo: è per questo che l’azione è concentrata in spazio e tempo ristretti, è per questo che in quasi 300 pagine si raccontano le vicende di due sole giornate. Gli indifferenti è quindi una lettura piuttosto lenta, nella quale ritornano spesso le stesse scene, gli stessi pensieri, le stesse azioni. Ma se avete paura di annoiarvi non preoccupatevi perché la tensione non abbandona mai il lettore e anzi cresce sempre di più fino alla fine, insieme al desiderio di vedere i personaggi liberati, liberati dalla gabbia di una vita vuota.

"Tu vuoi vedermi soffocare… Io preferisco la rovina, sì, capisci? La rovina…, a tutte queste cose, preferisco andare fino in fondo, giù."

Perché la cosa davvero straordinaria, che rende questo libro geniale è che la tragedia sta nell'assenza della tragedia, nella mancanza del tragico dell’esistenza, un’esistenza che quindi diventa un susseguirsi di vicende piatte e monotone, di patetici schemi ripetuti, di gesti vani. Questa vita è il soggetto di Moravia: maschere, apparenze, illusioni; discorsi fasulli e scenate sempre uguali; è una vita svuotata di sostanza e di sentimenti, il sentire autentico non esiste più, le emozioni violente, gli impulsi inarrestabili che animavano gli uomini del passato “quando la vita non era ridicola come ora, ma tragica e si moriva veramente, si uccideva, e si odiava, e si amava sul serio , e si versavano vere lacrime per vere sciagure, e tutti gli uomini erano fatti di carne ed ossa e attaccati alla realtà come alberi alla terra”. Tutto questo è scomparso, sostituito da regole e falsità. Ormai solo due cose contano nella società: soldi e sesso. Due temi che ritornano in continuazione, simbolo della corruzione di valori che ormai dilaga. 

Gli indifferenti - Alberto Moravia Recensione no-spoiler Felice con un libro
Alberto Moravia

E in questa società, in questo spettacolo teatrale, si ritrovano immersi Carla e Michele: loro sono i giovani arrabbiati, quelli che vogliono cambiare e migliorare, perché così non riescono più a vivere. Moravia però è esplicito: l’unico rimedio, l’unico mezzo per liberarsi da tutto ciò che li circonda è l’indifferenza. Ma è davvero una soluzione?

I due fratelli seguono due strade diverse: mentre uno dei due prova a cambiare il suo destino con un gesto estremo e disperato, mantenendo in tensione il lettore in attesa dell’evento clou; l’altro è pienamente consapevole della situazione e cede a quell'alienazione che è anche l’unica speranza per sopravvivere, lontano dal male della società. Ma così facendo sperimenta anche in prima persona cosa significhi non provare più niente se non “compassionevole disprezzo” e “disgustata pietà”, e capisce che il prezzo da pagare per quell'indifferenza è un enorme sacrificio: rinunciare a vivere.

“La colpa non è loro” pensava, “è mia… essi hanno bisogno dei miei sentimenti… e io non ne ho”.

Con uno stile nitido e drammatico, alternando e contrapponendo immagini di luce e di ombra, di chiacchiere e di silenzi eloquenti, che nascondono le verità, i pensieri, le bugie, Moravia tratteggia un’umanità in cui solo gli stupidi sanno essere davvero felici, perché la consapevolezza porta inevitabilmente con se il dolore.

"Da quell'ombra, laggiù, che riempiva l’altra metà del salotto, l’onda morta del rancore si mosse, scivolò contro il petto di Carla, disparve, nera e senza schiuma; ella restò cogli occhi spalancati, senza respiro, resa muta da questo passaggio di odio."
"In quel corridoio l’abitudine e la noia stavano in agguato e trafiggevano l’anima di chi vi passava come se i muri stessi ne avessero esalato i velenosi spiriti."

Non vi sembra poesia? Me-ra-vi-glio-so.

E quindi lettori siamo giunti alla fine di questa recensione. Spero di aver reso almeno in minima parte la grandezza di quest’opera e di questo autore di cui sicuramente approfondirò la conoscenza. Leggete questo libro se volete avere il coraggio di far parte di coloro che decidono di guardare in faccia le cose per quello che sono, se anche voi avete provato almeno una volta quel disagio esistenziale al quale non si sa come porre rimedio. 


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Vi mando come sempre un bacio,
Silvia 💓

Commenti

  1. Ciao! Non ho mai letto questo libro, ahimè, ma è in quella lista di classici da recuperare ASSOLUTAMENTE.

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    1. Ciao Gaia :) vai tranquilla non c'è fretta, anche perché non è proprio leggerina come lettura quindi leggilo sì perché merita, ma quando te la senti

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  2. brava Silvia, complimenti per il tuo blog e account Instagram
    saluti
    Marco
    marcoeugenio_bw su Ig

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    1. Ciao Marco, ti ringrazio! Mi fa davvero piacere quando qualcuno apprezza, un abbraccio

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  3. Cara Silvia, nessuno avrebbe potuto analizzarlo e descriverlo così bene come hai fatto tu. Tutte le parole che dici sono assolutamente veritiere. Ci troviamo di fronte ad un capolavoro meraviglioso che resta attuale nel tempo, perché ieri come oggi forse solo gli stupidi riescono davvero ad essere felici.. la consapevolezza reca con sé dolore

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    1. Grazie Mary, non è facile parlare di un capolavoro e sicuramente grandi critici ne hanno parlato più di noi, però facciamo un bel lavoro a farlo conoscere anche agli altri quindi avanti così 💪 e al prossimo Moravia 💕

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  4. Uno dei più grandi libri che abbia mai letto e credo che Moravia sia sicuramente uno dei più grandi scrittori del Novecento.
    Nelle pagine di questo romanzo la vuotezza puoi toccarla, costringe così a comprendere l'indifferenza che consuma il protagonista. Pensandoci, uno dei grandi pregi di questo libro è quello di essere straordinariamente attuale, infatti anche noi spesso siamo intrappolati in esistenze prive di ardori e sentimenti; viaggiamo incatenati lungo un binario che non porta a niente, esistiamo e non viviamo.
    La giudico una lettura fondamentale.

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