Acquadolce - Akwaeke Emezi {Recensione no-spoiler}

Un libro che parla dei demoni annidati in noi e la storia di un'autrice trans e non binaria.

Un viaggio incredibile. Uno degli esordi più belli degli ultimi anni. Stupefacente, diverso, meraviglioso.
Acquadolce di Akwaeke Emezi è una storia strana. Una storia strana e disturbante, che permette di interrogarsi sui demoni nascosti dentro di noi, sul ruolo del proprio corpo, sulle etichette che la società ci impone, sull’identità di genere e sull'imperfezione della mente umana, sulla malattia mentale. È un libro in cui si possono trovare tante cose, a seconda di chi lo legge: una propria idea di fede, la proiezione dei propri pensieri bui o di atteggiamenti considerati poco etici, la sensazione di essere imprigionati in una gabbia di carne, i problemi familiari, i traumi, la cattiveria, le conseguenze, il male.

È un libro che parla di talmente tante cose e lo fa cosi bene che questa recensione sarebbe superflua.. Servirà solo a tentare di convincervi a leggerlo, perché è la cosa migliore che possiate fare.


Acquadolce - Akwaeke Emezi Recensione no-spoiler Felice con un libro
Acquadolce - Akwaeke Emezi
Editore: il Saggiatore
Anno pubblicazione: 2018
Pagine:258


Ada sente delle voci. Fin da quando era piccola, sa che nella sua mente si annidano delle strane presenze: sono spiriti malvagi, intrappolati nel suo corpo e capaci di prenderne possesso, sono semi-dei. Alcuni hanno persino un nome. E sono loro a raccontarci la storia. 

Sì, questa è la prima grandiosa peculiaretà del romanzo: a narrare la vicenda sono presenze non umane. Esse si trovano nella mente di Ada, ci raccontano la sua vita e i suoi pensieri, e così noi vediamo gli eventi e percepiamo le emozioni della protagonista, lo facciamo dall'esterno ma anche dall'interno, perché gli spiriti sono Ada, condividono il suo corpo, ma allo stesso tempo non sono Ada perché non sono umani.

È un punto di vista unico che non avevo mai sperimentato, attraverso il quale possiamo vedere la vita umana, le emozioni e i comportamenti terrestri, analizzati e commentati da entità malvagie che ci disprezzano.

"I vostri (figli) sono solo deboli sacche di carne con un'anima a scadenza. Noi, d'altro canto, possiamo sopportare tanti orrori in più. Non che importasse; era chiaro che lei, la bimba, sarebbe impazzita."

In Acquadolce infatti la fragilità, l'ingenuità, la cattiveria e la caducità di tutti noi sono messe a nudo senza rimorso.
Eppure gli stessi spiriti che raccontano, si ritrovano trascinati dalle sensazioni che provano attraverso il corpo in cui sono intrappolati. E così si affezionano ad Ada, e si ritrovano pronti a tutto, anche al peggio, per difenderla.

"È che ci risucchiano, gli umani, ci calamitano. Sono così turgidi di potenziale e tuttavia così vuoti, hanno spazi sottopelle e nel midollo, ne abbiamo di posto per venire alla luce. Li si può soggiogare, segnare, ungere, scopare, poi a volte, abbandonare."

Quello tra Ada e le entità che abitano la sua mente è un rapporto di amore e odio, lo stesso che l'autrice fa trasparire nei confronti degli uomini e del corpo umano. È una gabbia di carne quella in cui siamo intrappolati, ma anche un ricettacolo di sensazioni incredibili.

Sono stupidi ed egoisti e malvagi questi uomini, che sembrano inseguire il dolore. Eppure, eppure a volte sono circondati di meraviglia.

"Aspettate un po', è così che si sentono gli umani? Sapersi a sè stanti e speciali, individuali e distinguibili? È favoloso. (...) Dico solo che era bello camminare per il mondo." 

Ma è una sorta di disturbo della personalità multipla quello di Ada? Beh no, è qualcosa di addirittura più complesso forse, qualcosa di ancora più difficile da comprendere.

Acquadolce è infatti una storia quasi metafisica, le entità con cui la protagonista parla esistono, hanno un volto, occhi e una bocca con la quale le parlano. È una storia spirituale questa, ma non per questo meno reale, tangibile (e se continuate a leggere scoprirete anche qualcosa di molto interessante…). Tant'è che moltissime persone, come ha dichiarato l'autrice, hanno ritrovato se stesse e i propri pensieri in quelle pagine.

Perché Ada sembra una ragazza come tante: esce, si innamora, balla, si ubriaca. Ma dietro a questa facciata sono nascosti i suoi gesti estremi, deviati, inaccettabili per la nostra società. E noi sappiamo la verità, conosciamo il dolore, i traumi e la lacerazione che questa ragazza ha dovuto affrontare. Vediamo il suo comportamento strano, in apparenza malato, per quello che è: la conseguenza di qualcosa di enorme.

Acquadolce - Akwaeke Emezi Recensione no-spoiler Felice con un libro
Akwaeke Emezi


Akwaeke ha scritto un libro che non si riesce a metter giù, perché nonostante la profondità e la particolarità di ciò che racconta, sa essere incalzante e appassionante. Il lettore diventa parte della mente della protagonista, diventa uno dei tanti frammenti in cui è divisa e oscilla tra il dolore per ciò che Ada deve affrontare, alla paura per quello che potrebbe succederle, alla speranza che possa esistere per lei un equilibrio. È un libro che affascina e irretisce, che racconta qualcosa che ricorda la malattia e la depressione ma allo stesso tempo appare molto lontano dalla realtà possibile, eppure....

Cosa pensereste se, dopo ciò che vi ho raccontato, vi dicessi che questo è un libro autobiografico?

“Ho usato la mia vita come scheletro cronologico e ho adoperato il “male” come lente attraverso la quale guardarla.

Non c’è niente di magico o di folkloristico in quello che racconto, questo è un libro autobiografico. Per me questa è la realtà. E l’ho messa al centro della storia.”

Se non siete un po' sotto shock è perché non lo avete ancora letto, ma credetemi, questa cosa è pazzesca. Vi spiego meglio.

Akwaeke Emezi è una ragazza di 32 anni, nata in Nigeria e in seguito trasferitasi in America. Suo padre appartiene all’etnia Igbo, una comunità che crede negli Ogbanje, spiriti malevoli e dispettosi che nascono dentro corpi umani e “il cui unico intento è tormentare la madre umana morendo improvvisamente solo per tornare poi nel prossimo figlio e iniziare tutto da capo”.

Vi ricorda qualcosa? Sì, sono loro. Loro sono gli spiriti che invadono il corpo di Ada. Akwaeke crede in questo tipo di entità e.. lei stessa si definisce un ogbanje. Akwaeke è, in gran parte, la Ada del libro e molti episodi lì narrati sono fatti realmente accaduti. 

Acquadolce - Akwaeke Emezi Recensione no-spoiler Felice con un libro
Akwaeke Emezi

È stupefacente, perché è qualcosa in cui non siamo abituati a credere, eppure la vita di questa autrice straordinaria sembra smentire ogni possibile dubbio: per lei quella è la realtà, lontana da ogni spiegazione scientifica. Quello è ciò che sente e con cui ha convissuto fino ad oggi.

E raccontare questa storia, così fuori dall’ordinario, dichiarando che è reale, è un atto di coraggio incredibile. E lei lo sa:

“Avrei potuto tradurre Acquadolce in una storia più appetibile alla mentalità occidentale, avrei potuto raccontarla semplicemente attraverso le lenti della malattia mentale e questo avrebbe avuto senso per molti. Ma non era la verità: non voglio dire che la malattia mentale non sia un aspetto della storia ma non ne è il centro.”

Akwaeke ha avuto un difficile rapporto con il suo corpo e i suoi pensieri, ha sofferto per anni di disforia di genere e solo in America ha finalmente dato un nome a ciò che sentiva. Ha attraversato un tentato suicidio e, tra le altre cose, un’operazione di asportazione dell’utero di sua spontanea volontà. Lo ha raccontato in un articolo, di cui mi ha colpito questa frase:

"It wasn’t my first mutilation, but it was one of my best."
(Non era la mia prima mutilazione, ma è stata una delle migliori.) 

Una frase quasi inquietante per quanto mi riguarda, eppure per lei quell’operazione è stata una liberazione, un modo per esularsi da qualsiasi identità di genere e liberarsi della paura di poter trasmettere quegli spiriti malevoli ai figli.

“Gli ogbanje non hanno una stirpe, provengono dal nulla. Perciò è importante che non si riproducano.”

“Dopo quella operazione, la mia depressione è diminuita molto. Era una connessione che non avevo colto prima: quanto la mia disforia di genere danneggiasse la mia salute mentale. (…) Questo rese un po’ più semplice vivere.

Akwaeke spiega anche come non si sia mai sentita né donna né uomo, priva di ogni etichetta che cercasse di incatenarla a qualcosa che non è.
Si definisce infatti una persona “trans, non binaria e plurale”, intendendo proprio questo: un essere umano senza genere.

“C’era un ideale al quale ci si aspettava che il mio corpo si conformasse, e io l’ho rifiutato con un’operazione. Ho rifiutato il corpo come centro e ho scelto qualcos’altro: un mondo dove la deviazione stessa era l’ideale. (..) Non mi importa se sono mutilata.”

Akwaeke distrugge tutti gli ideali della società.
Io non so se ciò in cui crede possa avere un senso o meno, e non so se i suoi problemi possono definirsi malattia mentale; ciò che so è che ognuno dovrebbe essere libero di sentirsi se stesso nel suo corpo. E pensare a ciò che questa persona ha dovuto affrontare e al coraggio che ha avuto, mi lascia senza parole.

“È più facile quando sono sola. I miei amici e la mia famiglia sanno che non sono una donna, gliel’ho detto, ma alcuni continuano comunque a pensare a me come tale. Io ignoro la cosa perché a volte è più facile smettere di combattere, accettare l’isolamento come un luogo sicuro. Io esisto separatamente dal concetto di genere binario; senza quelle categorie, io non devo neanche pensare al mio genere. Da sola, ci sono solo io, e io mi vedo chiaramente.”

Piccola curiosità e precisazione: tra le altre cose, usare il femminile per parlare di Akwaeke non sembrerebbe esatto, tant’è che il Guardian utilizza per lei il pronome their. Persino il profilo Einaudi Twitter si è chiesto come tradurlo in italiano ed ha aperto un dibattito.



Insomma, mi sembra chiaro che la storia di questa scrittrice e il suo libro in cui la mette su carta, romanzandola, sono qualcosa di unico e mai visto.
Acquadolce è un romanzo che ribalta la realtà, e ne crea una nuova.

Io sono rimasta estasiata, e se ancora non siete abbastanza curiosi da provare a leggerlo, vi lascio con un piccolo testo: quello dell’email che vi arriverebbe se provaste a scrivere all’autrice. E ditemi voi se non è geniale.

«Akwaeke è temporaneamente irreale o è stata momentaneamente divorata da un romanzo in corso di realizzazione. L’accesso all’email sarà intermittente. Risponderà quando il romanzo si prende una pausa per pulirsi i denti con uno stecchino. Oppure quando il malfunzionamento della realtà volgerà a vostro favore».

Con questa nota più divertente, vi lascio.
Spero di non avervi ammorbati.

Io ringrazio infinitamente il Saggiatore per avermi permesso di leggere questo piccolo capolavoro.
E vi ricordo che se volete acquistare qualsiasi libro consigliato da me potete farlo al seguente link che vi rimanderà al sito di IBS. Dovrei così ricevere una piccola commissione che mi aiuterà a portare avanti il blog. 


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Vi lascio i link ad alcuni articoli che ho letto per informarmi su Akwaeke (Qui, qui e qui).
Vi mando come sempre un bacio,
Silvia 💗

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