I figli della mezzanotte - Salman Rushdie {Recensione no-spoiler}

"Ma chi sono io?

La risposta: sono la somma di tutto ciò che è accaduto prima di me, di tutto ciò che mi si è visto fare, di tutto ciò che mi è stato fatto.
Sono ogni persona e ogni cosa il cui essere al mondo è stato toccato dal mio.
Sono tutto quello che accade dopo che me ne sono andato e che non sarebbe accaduto se io non fossi venuto. E ciò non mi rende particolarmente eccezionale; ogni “io”, ognuno di noi che siamo ora più di seicento milioni, contiene una simile moltitudine. Lo ripeto per l’ultima volta: se volete capirmi, dovrete inghiottire un mondo."
Bentornati lettori! ❤

Come state?? Io purtroppo ancora sotto sessione d'esame!! Ma questo non mi impedisce di leggere, quindi oggi sono quì per proporvi una recensione a cui tengo molto. 💪

Avete presente quei libri geniali, che non sono classificabili perché sono unici nel loro genere? Ecco, oggi vi recensisco un libro di questo tipo. Un libro che ho iniziato a leggere senza nessuna aspettativa e che invece si è rivelata una lettura bellissima. Se siete il tipo di lettori che non si fanno scoraggiare dalle storie lunghe, ve lo consiglio vivamente perché merita tantissimo.

Ecco tutto quello che c’è da sapere su “I figli della mezzanotte” di Salman Rushdie.

i figli della mezzanotte Salman Rushdie recensione

Titolo: I figli della mezzanotte
Autore: Salman Rushdie
Editore: Mondadori
Pagine: 525


Sinossi: I "figli della mezzanotte" sono i bambini nati il 15 agosto 1947, allo scoccare della mezzanotte: il momento, cioè, in cui l'India proclamò la propria indipendenza. Possiedono tutti doti straordinarie: forza erculea, capacità di diventare invisibili e di viaggiare nel tempo, bellezza soprannaturale. Ma nessuno é capace di penetrare nel cuore e nella mente degli uomini come Saleem Sinai, il protagonista di questo romanzo che, ormai in punto di morte, racconta la propria tragicomica storia; una vicenda surreale attorno a cui si dipana una grandiosa saga familiare, un magnifico canto corale sullo sfondo della storia dell'India del Ventesimo secolo.

RECENSIONE

A parer mio dalla sinossi non è molto facile capire di cosa parla il libro. È per questo motivo che quando io ho iniziato la lettura pensavo di trovarmi davanti un romanzo completamente diverso da quello che poi si è rivelato.

La cosa principale da sapere è che il protagonista è uno: Saleem Sinai. Tutto il libro riguarda la sua storia, la quale viene raccontata da lui in persona.

Il romanzo è diviso in tre parti: primo, secondo e terzo libro.

E attenzione attenzione: in quasi tutto il primo libro, il protagonista Saleem non è ancora nato!! Per le prime 140 pagine quindi, ci vengono raccontate le vicende di quelli che poi saranno i parenti di Saleem: partendo dai nonni fino ad arrivare ai suoi genitori e alla nascita del piccolo protagonista.

Per qualcuno, questa prima parte potrebbe risultare un po’ lenta e superflua ai fini del racconto: non è così. Il mio consiglio spassionato è quello di continuare la lettura, perché tutte le vicende del romanzo sono profondamente intrecciate fra loro, comprese quelle del primo libro.
Inoltre questa prima parte si conclude con una rivelazione sorprendente (della serie “ora lancio il libro”) che ribalterà del tutto le certezze che il lettore ha acquisito fino a quel momento. Per intendersi, il primo libro finisce con il botto.

E da qui le cose iniziano a farsi ancora più interessanti. Il secondo e il terzo libro infatti narrano la storia vera e propria del protagonista, dalla nascita fino ai trenta anni circa. 
Ma chi è Saleem Sinai?? 
È un bambino indiano molto speciale: essendo nato allo scoccare della mezzanotte del 15 agosto 1947, ovvero il momento esatto in cui l’India proclama la sua indipendenza dal governo britannico, egli ha una potere particolare: quello della telepatia. Ma non solo. Quando ormai è già più grandicello, in seguito ad un piccolo incidente, Saleem si rende conto di un’altra speciale capacità: quella di entrare in contatto mentalmente con gli altri “figli della mezzanotte”, ovvero con tutti quei bambini nati nello stesso momento del protagonista, ognuno dei quali ha una dote speciale.

Come ho già detto però, questi bambini, da cui il romanzo prende il titolo, non sono i protagonisti e anzi, entrano in scena quasi a metà libro e non saranno sempre presenti nel racconto, essi sono uno sfondo, una parte della più ampia storia che sta al centro della narrazione: quella di Saleem.

Noi vediamo il protagonista crescere e maturare, vediamo svilupparsi in lui tante idee diverse, lo vediamo prendere coscienza della realtà, lo vediamo smarrirsi per poi ritrovarsi e infine arriviamo al momento presente, quello in cui Saleem sta scrivendo la storia della sua vita.

Io personalmente ho amato tutto il romanzo, dall’inizio alla fine. Lo stile del libro è molto particolare: il narratore è Saleem stesso, che scrive la sua autobiografia, e noi leggiamo proprio nel momento in cui lui scrive e vediamo la storia crescere insieme a lui. Il protagonista però non racconta le vicende in modo lineare ma anzi scrive esattamente quello che gli passa nella mente, il risultato è che la narrazione è spesso interrotta, ci sono frasi spezzate, digressioni, interventi diretti del narratore, il quale in alcuni casi si rivolge direttamente ai lettori, parlando loro come si parla a degli amici. Tutto ciò ha contribuito a farmi apprezzare il romanzo ancora di più, mi ha fatta sentire partecipe, come se fossi effettivamente insieme a Saleem a sentir raccontare la storia che stava scrivendo.

Un’altra caratteristica importante è la forte presenza della storia Indiana in tutto il libro: ci sono molte descrizioni della situazione politica o storica del paese, che comunque non mi sono mai risultate troppo lunghe o pesanti. E soprattutto non potrebbero essere eliminate perché sono profondamente intrecciate con le vicende narrate. 
In tutto in libro infatti vi è un’idea di fondo: che la storia di Saleem sia in qualche modo legata a quella del suo paese, che le azioni del protagonista influiscano sul futuro indiano. È incredibile come Rushdie sia riuscito a creare questo parallelismo tra le due storie: geniale.

Insomma ragazzi, quella di Saleem è una storia piena.

Piena di personaggi (veramente tantissimi), tutti con il loro preciso ruolo nella vicenda, con un carattere ben delineato: dei personaggi che puoi facilmente immaginare davanti a te.

Piena di luoghi e ambientazioni dell’India e del Pakistan di metà ‘900 descritti altrettanto bene.

E soprattutto piena di vicende. Vicende delle più svariate possibili: alcune verosimili, altre assurde. Ma tutte, e dico tutte, alla fine troveranno il loro posto nel grande mosaico che è la storia di Saleem. E il ricongiungersi di tutti i fili della storia è estremamente affascinante.

Un libro impegnativo come spesso le saghe familiari sanno essere.
Una storia incredibile, tragicomica e a volte paradossale, ma estremamente ipnotica, dall’inizio alla fine. Una storia geniale, che non ho idea come abbia fatto a uscire dalla mente di Rushdie (!!) 😜

VOTO: 🌞🌞🌞🌞
4

Fatemi sapere se avete intenzione di leggerlo o se lo avete già letto e, nel caso, qual è il vostro capitolo preferito.
Vi ricordo che i commenti sono sempre graditi e alimentano il blog 😊

Vi mando un bacione 
Silvia 💗

Commenti

  1. Bellissima recensione. Condivido in pieno. Io lo comprai attratta dalla quarta di copertina, quindi puoi immaginare che mentre leggevo il primo libro avevo molto dubbi eppure sin da subito mi ha rapito ed è stata una delle letture migliori del 2016 (inserito nella top10) e lo consiglierai davvero a chiunque perché in quel romanzo c'è tutto un mondo.

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    Risposte
    1. Hai proprio ragione! Io ancora non mi capacito di quanto talento serva per scrivere un libro così.. Comunque si abbiamo avuto la stessa perplessitá iniziale, della serie "ma i bambini della mezzanotte dove sono???" Ahaha secondo me dovrebbero davvero scrivere una sinossi diversa

      Elimina

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