Niente di nuovo sul fronte occidentale - Erich Maria Remarque {Recensione no-spoiler}
"Non avevamo ancora messo radici; la guerra, come un'inondazione ci ha spazzati via."
Buongiorno a tutti lettori,
bentornati sul blog! Le vacanze si avvicinano (grazie a Dio) e quindi anche il periodo delle lunghe ore a leggere (grazie a Dio ancora). Al momento invece il tempo scarseggia, quindi la recensione di oggi riguarda un libro piuttosto breve. Uno di quei libri famosissimi, di cui tutti hanno sentito parlare almeno una volta nella vita: Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque. Pensavate che, vista la stagione estiva e allegra, mi sarei dedicata a recensire libri leggerini? No, non è questo il giorno.
Titolo: Niente di nuovo sul fronte occidentale
Autore: Erich Maria Remarque
Editore: Neri Pozza (precedentemente Mondadori)
Data pubblicazione: 1929
Pagine: 226
Germania, Prima Guerra Mondiale. Un professore incita i suoi alunni ad andare a combattere per il proprio paese e così Paul Bäumer, il protagonista, si arruola nell'esercito assieme ad alcuni compagni. Hanno tutti diciannove anni e pensano di essere coraggiosi; pensano che diventeranno degli eroi e che faranno del bene per la propria patria. Ma quando Paul, Albert e Müller si ritrovano al fronte, insieme ai loro amici, si rendono conto del terribile errore che hanno commesso.
Niente di nuovo sul fronte occidentale è un libro sulla guerra, un libro che descrive la Prima Guerra Mondiale dal punto di vista di un soldato appena maggiorenne, che si ritrova nell'inferno del fronte e delle trincee.
Paul Bäumer ci racconta tutto in prima persona, e la narrazione ha la forma quasi di un diario. La storia infatti non è lineare e continua ma divisa in episodi, descrizioni di una particolare giornata, di un periodo, di un ricordo passato. Spesso quello che leggiamo è semplicemente un resoconto, oggettivo, di ciò che è accaduto o sta accadendo nel presente. È come se Remarque volesse limitarsi a descrivere, senza spiegare né giudicare.
Queste sono le parole che l'autore scrive come premessa alla sua opera. Perché questo è l'intento di Remarque: raccontare come è stato. E nonostante l'oggettività del suo racconto, anzi forse proprio a causa di essa, l'angoscia, il terrore, la violenza, la disumanità della guerra, emergono con forza ad ogni pagina.
Non c'è bisogno di commentare quello che il protagonista ci descrive: sono immagini che parlano da sole. Non c'è alcuna possibilità di vedere le cose in maniera diversa, la realtà è una sola e Remarque ce la mostra in tutta la sua atrocità.
Nonostante la volontà dell'autore di essere il più oggettivo possibile comunque, in alcuni momenti la struttura diaristica del racconto lascia spazio a riflessioni e commenti del protagonista. Sono pensieri spontanei, che emergono all'improvviso, a volte richiamati da una particolare situazione o immagine, altri apparentemente slegati dal resto. Appaiono così, da un momento all'altro, proprio come sicuramente accadeva ai soldati.
Sono questi spezzoni i più devastanti, perché ci permettono di renderci conto che dietro alle uniformi, ai fucili, alle bombe, ci sono delle persone vere, in carne e ossa.
Paul riflette su ciò che sta vivendo, si interroga su come potrà sopravvivere in futuro, sulle motivazioni che lo hanno portato a combattere.
Il pensiero dell'autore è chiaro: migliaia e migliaia di ragazzini sono stati ingannati da persone più potenti e più adulte di loro, gli sono stati promessi onore e gloria ma poi sono stati trasformati in macchine di violenza e di morte, aizzati contro un nemico che ha le loro stesse sembianze, le stesse mani insanguinate, le stesse gambe indolenzite, gli stessi occhi pieni di paura, lo stesso cuore che lotta per continuare a battere. Nella guerra non ci sono vittorie, solo sconfitte; per tutti.
Remarque però decide di essere onesto fino in fondo e ci mostra anche scene commoventi e divertenti. Gli scambi di battute fra Paul e i suoi amici strappano più di qualche sorriso, e rendono la lettura scorrevole e meno pesante di quello che ci si aspetterebbe.
E sembra strano, in mezzo a tutto il dolore e la disumanità di quelle pagine, ritrovarsi a sorridere, ascoltando i protagonisti chiacchierare o festeggiare un periodo di pausa dalle trincee. Questi sono gli attimi che permettono ai soldati di rimanere umani, sono i momenti che loro stessi creano ad hoc, che decidono di cogliere, sforzandosi di non pensare al resto.
Niente di nuovo sul fronte occidentale è un romanzo talmente vero e concreto che non è difficile sentirsi lì, insieme a Paul Bäumer e agli altri. E non è difficile capire che chi scrive ha vissuto in prima persona alcune delle esperienze che racconta.
Remarque è stato un soldato nel primo conflitto mondiale e, sopravvissuto, ha dovuto convivere con le conseguenze: aveva forti crisi depressive e ha iniziato a scrivere per sfogarsi. Questo romanzo lo ha completato in sei settimane. Niente di nuovo sul fronte occidentale è quindi un libro con tantissimi elementi autobiografici.
Alla sua uscita, nel 1929, il romanzo ebbe un grandissimo successo. Il risultato? Remarque venne accusato di antipatriottismo, subì una campagna diffamatoria e i suoi libri vennero pubblicamente bruciati sul rogo. Gli venne tolta persino la cittadinanza tedesca, ma nel frattempo lo scrittore era riuscito a rifugiarsi in Svizzera.
Il suo libro è una testimonianza importante di uno dei più grandi errori dell'uomo, scrivere la verità è stato un atto di coraggio che sicuramente non è andato sprecato.
Quando ho iniziato a leggere questo libro mi aspettavo fosse più romanzato, e non una lettura tanto realistica e vera. Quindi se cercate la storia di eroici soldati per cui fare il tifo e piangere tutte le vostre lacrime, allora non è il momento per iniziare Remarque.
Io credo sia, adesso che l'ho terminato, uno di quei libri che andrebbero fatti leggere nelle scuole. Se io lo avessi conosciuto a 15 o 16 anni probabilmente mi sarebbe rimasto impresso nel cuore ancora di più.
Niente di nuovo sul fronte occidentale è un libro sulla guerra, un libro che descrive la Prima Guerra Mondiale dal punto di vista di un soldato appena maggiorenne, che si ritrova nell'inferno del fronte e delle trincee.
Paul Bäumer ci racconta tutto in prima persona, e la narrazione ha la forma quasi di un diario. La storia infatti non è lineare e continua ma divisa in episodi, descrizioni di una particolare giornata, di un periodo, di un ricordo passato. Spesso quello che leggiamo è semplicemente un resoconto, oggettivo, di ciò che è accaduto o sta accadendo nel presente. È come se Remarque volesse limitarsi a descrivere, senza spiegare né giudicare.
"Questo libro non vuol essere
né un atto d'accusa né una confessione.
Esso non è che il tentativo di raffigurare
una generazione la quale -anche se sfuggì alle granate-
venne distrutta dalla guerra."
Queste sono le parole che l'autore scrive come premessa alla sua opera. Perché questo è l'intento di Remarque: raccontare come è stato. E nonostante l'oggettività del suo racconto, anzi forse proprio a causa di essa, l'angoscia, il terrore, la violenza, la disumanità della guerra, emergono con forza ad ogni pagina.
Non c'è bisogno di commentare quello che il protagonista ci descrive: sono immagini che parlano da sole. Non c'è alcuna possibilità di vedere le cose in maniera diversa, la realtà è una sola e Remarque ce la mostra in tutta la sua atrocità.
Nonostante la volontà dell'autore di essere il più oggettivo possibile comunque, in alcuni momenti la struttura diaristica del racconto lascia spazio a riflessioni e commenti del protagonista. Sono pensieri spontanei, che emergono all'improvviso, a volte richiamati da una particolare situazione o immagine, altri apparentemente slegati dal resto. Appaiono così, da un momento all'altro, proprio come sicuramente accadeva ai soldati.
Sono questi spezzoni i più devastanti, perché ci permettono di renderci conto che dietro alle uniformi, ai fucili, alle bombe, ci sono delle persone vere, in carne e ossa.
Paul riflette su ciò che sta vivendo, si interroga su come potrà sopravvivere in futuro, sulle motivazioni che lo hanno portato a combattere.
Il pensiero dell'autore è chiaro: migliaia e migliaia di ragazzini sono stati ingannati da persone più potenti e più adulte di loro, gli sono stati promessi onore e gloria ma poi sono stati trasformati in macchine di violenza e di morte, aizzati contro un nemico che ha le loro stesse sembianze, le stesse mani insanguinate, le stesse gambe indolenzite, gli stessi occhi pieni di paura, lo stesso cuore che lotta per continuare a battere. Nella guerra non ci sono vittorie, solo sconfitte; per tutti.
Remarque però decide di essere onesto fino in fondo e ci mostra anche scene commoventi e divertenti. Gli scambi di battute fra Paul e i suoi amici strappano più di qualche sorriso, e rendono la lettura scorrevole e meno pesante di quello che ci si aspetterebbe.
E sembra strano, in mezzo a tutto il dolore e la disumanità di quelle pagine, ritrovarsi a sorridere, ascoltando i protagonisti chiacchierare o festeggiare un periodo di pausa dalle trincee. Questi sono gli attimi che permettono ai soldati di rimanere umani, sono i momenti che loro stessi creano ad hoc, che decidono di cogliere, sforzandosi di non pensare al resto.
Niente di nuovo sul fronte occidentale è un romanzo talmente vero e concreto che non è difficile sentirsi lì, insieme a Paul Bäumer e agli altri. E non è difficile capire che chi scrive ha vissuto in prima persona alcune delle esperienze che racconta.
Remarque è stato un soldato nel primo conflitto mondiale e, sopravvissuto, ha dovuto convivere con le conseguenze: aveva forti crisi depressive e ha iniziato a scrivere per sfogarsi. Questo romanzo lo ha completato in sei settimane. Niente di nuovo sul fronte occidentale è quindi un libro con tantissimi elementi autobiografici.
Alla sua uscita, nel 1929, il romanzo ebbe un grandissimo successo. Il risultato? Remarque venne accusato di antipatriottismo, subì una campagna diffamatoria e i suoi libri vennero pubblicamente bruciati sul rogo. Gli venne tolta persino la cittadinanza tedesca, ma nel frattempo lo scrittore era riuscito a rifugiarsi in Svizzera.
Il suo libro è una testimonianza importante di uno dei più grandi errori dell'uomo, scrivere la verità è stato un atto di coraggio che sicuramente non è andato sprecato.
VOTO: 🌞🌞🌞🌞-
4-
Quando ho iniziato a leggere questo libro mi aspettavo fosse più romanzato, e non una lettura tanto realistica e vera. Quindi se cercate la storia di eroici soldati per cui fare il tifo e piangere tutte le vostre lacrime, allora non è il momento per iniziare Remarque.
Io credo sia, adesso che l'ho terminato, uno di quei libri che andrebbero fatti leggere nelle scuole. Se io lo avessi conosciuto a 15 o 16 anni probabilmente mi sarebbe rimasto impresso nel cuore ancora di più.
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Ovviamente conoscevo questo romanzo, ma solo per il titolo e vagamente per i contenuti. Credo che la tua recensione sia la prima che leggo al riguardo, e devo dire che ha destato un po' di più il mio interesse. Quando mi capiterà di trovarlo ai mercatini dell'usato potrei farci un pensierino!
RispondiEliminaIo l'ho trovato proprio usato :) vedrai che se cerchi lo troverai anche tu sicuramente. La traduzione è sempre la stessa in tutte le edizioni quindi puoi andare tranquilla :)
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