Le vergini suicide - Jeffrey Eugenides {Recensione no-spoiler}
Il libro più ipnotico e affascinante dell’anno (fin’ora).
Che cosa ti aspetti da Le vergini suicide? Tristezza? Disperazione? Dramma? Non è quello che troverai.
Quando si legge un libro, molto dipende dalle aspettative che nutriamo. Il motivo principale per cui ne scegliamo uno rispetto ad un altro è che qualcosa ci colpisce: il titolo, la copertina, un dettaglio della trama, il modo in cui qualcuno ne ha parlato. Ecco, qualsiasi cosa pensiate di questo libro, non potrà mai darvi l'idea di come sarà davvero.
C'è qualcosa di strano in Le vergini suicide, romanzo nel quale Jeffrey Eugenides racconta la storia del suicidio di 5 ragazze: le 5 sorelle Lisbon, figlie di una famiglia benestante degli anni '70, abitanti di uno dei quartieri più perfetti dell' America suburbana, si tolgono la vita. Tutte. Nell'arco di un anno. Eppure l’autore non fa di questa tragedia il fulcro della narrazione, non gioca sul dolore, sulla disperazione, sulle ragioni del gesto. In poche parole, a Eugenides NON piace vincere facile e decide di sorprenderci: egli ci racconta com’è vivere accanto alle sorelle Lisbon e adotta un punto di vista corale, quello di un gruppo di ragazzi coetanei delle sorelle, loro vicini e compagni di scuola. A narrare è quindi un “noi” collettivo di persone esterne, che ci mostrano le reazioni della comunità durante, dopo, ma soprattutto prima, del terribile fatto.
Le vergini suicide diventa così la storia del fascino macabro che le sorelle Lisbon esercitano su chi le circonda. L’atmosfera che si crea attorno a loro e in tutto il quartiere è il vero centro e il punto forte di tutto il libro: c’è qualcosa di fastidioso nella perfezione ostentata di queste case, qualcosa di languido nella descrizione dei gesti di Lux, Mary, Bonnie e Therese, qualcosa di doloroso nell’indugiare sui dettagli che rendono l’una diversa dall’altra e quindi tutte più reali e c’è qualcosa di oscuro nell’indifferenza di chi guarda senza riuscire a vedere, troppo occupato a mantenere intatta la maschera che ogni giorno porta con sé. E nel descrivere tutto questo, Eugenides è un maestro: è capace di trasformare particolari in apparenza insignificanti in simboli di qualcosa di molto più grande, e lo fa in tutto il romanzo, rendendolo unico nel suo genere.
I narratori del libro, ormai adulti, decidono di mettere insieme tutti i pezzi del puzzle che è la storia delle sorelle Lisbon e ripercorrono così tutto l’anno clou basandosi su esperienze che loro stessi hanno vissuto, su fotografie, testimonianze, e sulle loro sensazioni, tracciando una mappa di ciò che è rimasto di quei gesti estremi, di quello che sono riuscite a comunicare quelle strane ragazze sacrificando se stesse. La loro opera di ricostruzione avrà come risultato quello di far intravedere le verità scomode che si nascondono dietro la facciata superficiale che circonda tutto, di portare alla luce la cecità degli altri, l’ottusità di una società falsamente moralista che non riesce a guardare l’imperfezione.
I narratori vengono trascinati nel vortice, ossessionati dall’aura di mistero che circonda le sorelle, e noi siamo trascinati insieme a loro, incapaci di resistere. Perché si sa, l’uomo è inevitabilmente attratto dalla tragedia. È una verità scomoda e Eugenides ce la racconta attraverso la sua storia, che diventa così una lettura a dir poco ipnotica.
Ma la cosa davvero sconvolgente è che, come forse avrete intuito, il modo di raccontare di Eugenides è tangibile, immersivo, e rende tutto bello. E questo sembra sbagliato, e mette lo spettatore a disagio, di fronte all’evidenza che può esserci bellezza nel dolore, nel male, nell’oscurità; che a volte queste cose possono essere molto più reali e concrete di tutto il contorno. Le sorelle Lisbon sembrano avere perfettamente il controllo di ciò che sta succedendo, sembrano avere una consapevolezza superiore e in fin dei conti sembrano quasi uscire vincitrici da tutta la vicenda. Come se avessero capito che la perfezione attorno a loro è un’illusione, come se avessero sollevato il velo della menzogna e scelto di ribellarsi. Questa è un’idea ambigua, che fa sentire a disagio, e in colpa forse, ma anche inevitabilmente affascinati. E fascino è proprio la parola perfetta per descrivere questo libro.
Consigliato assai!
Che cosa ti aspetti da Le vergini suicide? Tristezza? Disperazione? Dramma? Non è quello che troverai.
Quando si legge un libro, molto dipende dalle aspettative che nutriamo. Il motivo principale per cui ne scegliamo uno rispetto ad un altro è che qualcosa ci colpisce: il titolo, la copertina, un dettaglio della trama, il modo in cui qualcuno ne ha parlato. Ecco, qualsiasi cosa pensiate di questo libro, non potrà mai darvi l'idea di come sarà davvero.
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Le vergini suicide - Jeffrey Eugenides Editore: Mondadori Anno pubblicazione: 1993 Pagine: 257 |
C'è qualcosa di strano in Le vergini suicide, romanzo nel quale Jeffrey Eugenides racconta la storia del suicidio di 5 ragazze: le 5 sorelle Lisbon, figlie di una famiglia benestante degli anni '70, abitanti di uno dei quartieri più perfetti dell' America suburbana, si tolgono la vita. Tutte. Nell'arco di un anno. Eppure l’autore non fa di questa tragedia il fulcro della narrazione, non gioca sul dolore, sulla disperazione, sulle ragioni del gesto. In poche parole, a Eugenides NON piace vincere facile e decide di sorprenderci: egli ci racconta com’è vivere accanto alle sorelle Lisbon e adotta un punto di vista corale, quello di un gruppo di ragazzi coetanei delle sorelle, loro vicini e compagni di scuola. A narrare è quindi un “noi” collettivo di persone esterne, che ci mostrano le reazioni della comunità durante, dopo, ma soprattutto prima, del terribile fatto.
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Jeffrey Eugenides |
Le vergini suicide diventa così la storia del fascino macabro che le sorelle Lisbon esercitano su chi le circonda. L’atmosfera che si crea attorno a loro e in tutto il quartiere è il vero centro e il punto forte di tutto il libro: c’è qualcosa di fastidioso nella perfezione ostentata di queste case, qualcosa di languido nella descrizione dei gesti di Lux, Mary, Bonnie e Therese, qualcosa di doloroso nell’indugiare sui dettagli che rendono l’una diversa dall’altra e quindi tutte più reali e c’è qualcosa di oscuro nell’indifferenza di chi guarda senza riuscire a vedere, troppo occupato a mantenere intatta la maschera che ogni giorno porta con sé. E nel descrivere tutto questo, Eugenides è un maestro: è capace di trasformare particolari in apparenza insignificanti in simboli di qualcosa di molto più grande, e lo fa in tutto il romanzo, rendendolo unico nel suo genere.
“Per qualche tempo l'albero rimaneva là, avvizzito, a tentare di levare al cielo quei moncherini, una creatura ridotta al silenzio con la forza: ed era soltanto per quell'improvviso mutismo che ci si rendeva conto che aveva sempre parlato.”
I narratori del libro, ormai adulti, decidono di mettere insieme tutti i pezzi del puzzle che è la storia delle sorelle Lisbon e ripercorrono così tutto l’anno clou basandosi su esperienze che loro stessi hanno vissuto, su fotografie, testimonianze, e sulle loro sensazioni, tracciando una mappa di ciò che è rimasto di quei gesti estremi, di quello che sono riuscite a comunicare quelle strane ragazze sacrificando se stesse. La loro opera di ricostruzione avrà come risultato quello di far intravedere le verità scomode che si nascondono dietro la facciata superficiale che circonda tutto, di portare alla luce la cecità degli altri, l’ottusità di una società falsamente moralista che non riesce a guardare l’imperfezione.
“Ciò che la mia yia yia non ha mai compreso dell'America è perché tutti fingano di essere felici sempre e comunque.”
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Dal libro è stato tratto un film: Il giardino delle vergini suicide |
I narratori vengono trascinati nel vortice, ossessionati dall’aura di mistero che circonda le sorelle, e noi siamo trascinati insieme a loro, incapaci di resistere. Perché si sa, l’uomo è inevitabilmente attratto dalla tragedia. È una verità scomoda e Eugenides ce la racconta attraverso la sua storia, che diventa così una lettura a dir poco ipnotica.
Ma la cosa davvero sconvolgente è che, come forse avrete intuito, il modo di raccontare di Eugenides è tangibile, immersivo, e rende tutto bello. E questo sembra sbagliato, e mette lo spettatore a disagio, di fronte all’evidenza che può esserci bellezza nel dolore, nel male, nell’oscurità; che a volte queste cose possono essere molto più reali e concrete di tutto il contorno. Le sorelle Lisbon sembrano avere perfettamente il controllo di ciò che sta succedendo, sembrano avere una consapevolezza superiore e in fin dei conti sembrano quasi uscire vincitrici da tutta la vicenda. Come se avessero capito che la perfezione attorno a loro è un’illusione, come se avessero sollevato il velo della menzogna e scelto di ribellarsi. Questa è un’idea ambigua, che fa sentire a disagio, e in colpa forse, ma anche inevitabilmente affascinati. E fascino è proprio la parola perfetta per descrivere questo libro.
“Tutto ciò che vogliamo è che ci lascino vivere.”
Consigliato assai!
E se lo avete già letto, ho un consiglio libroso per voi di un romanzo che potrebbe piacervi: Un gioco da bambini di Ballard (la recensione qui).
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Ciao Silvia! A me questo libro non era proprio piaciuto, ne capisco il potenziale, ma penso non facesse per me, mi aveva lasciato una sensazione davvero sgradevole. Il film penso di averlo visto una volta ma non me lo ricordo più.
RispondiEliminaCiao :) Beh è un libro molto particolare quindi ci sta che non sia di gradimento a tutti. Alla fine i gusti son gusti e se sono vari e diversi, meglio :P Il film me lo guarderò, a quanto pare è famosissimo. Grazie per essere passata!
EliminaCiao, Silvia! Io di questo autore ho letto solo Middlesex, e devo dire che i è piaciuto davvero molto. Eugenis tratta poi degli argomenti nei suoi romanzi che mi affascinano, così come mi affascina continuare la sua produzione letteraria :) Qualche mese fa ho letto Una cosa sull'amore, e presto leggerò anche questo :)
RispondiEliminaCiaoo :) Middlesex penso sarà il suo prossimo romanzo che leggerò, mi attirava già prima ma volevo testare con qualcosa di più corto. Questo te lo consiglio assolutamente, visto che hai già provato e lo stile dell'autore ti piace :) un bacione
EliminaCiao! Ho sempre sentito parlare di questo libro e la curiosità di leggerlo è sempre stata tanta. Ma per un motivo o per l'altro ho sempre rimandato la lettura e a un certo punto l'ho completamente rimosso. Ma adesso mi impegnerò per recuperarlo!
RispondiEliminaCiao! Io come avrai capito lo consiglio ahah è una lettura molto particolare e secondo me vale la pena provare, anche perchè è abbastanza corto e super scorrevole! Fammi sapere come va se lo leggerai :)
EliminaQuesto libro mi intriga molto, ha una trama particolare, non a caso è nella mia wishlist già da un po'. Il film non l'ho ancora visto, ma conto di recuperarlo.
RispondiEliminaNemmeno io ho visto il film ma lo guarderò al più presto ;) mi hanno detto essere molto bello anche quello!
EliminaSto leggengo il libro proprio ora, dopo averlo visto nella libreria. Non è affatto il mio stile, ma mi incuriosisce molto. Sono solo a metà, ma ho molta curiosità di sapere dove andrà a parare e quindi credo proprio che lo continuerò
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