Molto forte, incredibilmente vicino - Jonathan Safran Foer {Recensione no-spoiler}
Buongiorno a tutti lettori,
bentornati sul blog! Come va il vostro Ottobre? Il mio è più pieno e impegnativo di quello che pensavo!
Come tutti i lunedì, oggi c'è una nuova recensione che vi attende, di un libro che mi aspettava sullo scaffale da troppo tempo: Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safran Foer.
Un libro da divorare, commovente ed emozionante, ma mai con pesantezza.
RECENSIONE
Il protagonista, Oskar, è un bambino di nove anni con un tragico evento alle spalle: suo padre è morto nell'attacco terroristico alle Torri Gemelle dell'11 Settembre 2001.
È passato un po' di tempo da quel brutto giorno, ma è evidente che Oskar non ha ancora superato il trauma: fa ricerche, si informa, cercando di capire come possa essere successo, come sia possibile che gli abbiano portato via il suo papà.
Un giorno, nel vecchio studio di suo padre, Oskar trova un vaso, e dentro il vaso una busta con la scritta "Black", contenente una chiave.
Fin dal primo momento in cui la vede, il protagonista decide che scoprire cosa apre quella chiave sarà la sua missione.
Inizia così un viaggio, quello di un bambino alla ricerca di indizi, informazioni, di tutte le persone che hanno cognome Black, che possano aiutarlo nel suo scopo.
Molto forte, incredibilmente vicino è stata per me una lettura forte. Forte perché forse sono troppo sensibile riguardo all'argomento trattato, ovvero l'11 Settembre.
Ho i brividi ogni volta che ci penso e li ho anche adesso mentre scrivo. È più forte di me.
Attraverso la lettura veniamo a contatto con un bambino in lutto, con il suo dolore, vediamo i suoi rapporti con una nonna che ha perso il figlio e con la mamma che ha perso il marito. Vediamo quanto possano essere dolorosi ma anche dolci i ricordi e quanto sia difficile ricominciare.
Ma questo libro è stato per me anche sorprendente, perché non è mai troppo pesante. E così mi sono ritrovata a divorarlo, pagina dopo pagina.
Quello su cui la storia si focalizza è infatti il mistero che ruota attorno alla chiave, che fa sì che il lettore sia sempre più curioso, man mano che i fili della narrazione si intrecciano fra loro.
A raccontare è Oskar stesso e ha uno stile tutto suo nel farlo: frasi brevi e concise, continui segni di interpunzione, un linguaggio veloce che in alcuni momenti si trasforma in un vero e proprio flusso di coscienza.
Oskar è un chiacchierone e un bambino con una curiosità oltre le righe, vuole sapere tutto e ogni giorno si diverte ad inventare cose.
Ma è anche molto divertente, e perciò mi sono ritrovata spesso a sorridere, di fronte ad una battuta inaspettata.
Vi affezionerete tantissimo a lui, al suo modo di essere, alla sua innocenza e alla sua tenerezza. E chiaramente non potrete far altro che avere un peso sul cuore, mentre pensate a questo bambino e a quello che gli è stato tolto; mentre lo vedete impegnarsi, mentire, correre rischi anche, per portare a termine la sua missione.
Il viaggio di Oskar è un modo tutto suo per sentirsi vicino a suo padre, scoprire cosa significhino la chiave e la scritta è per lui un traguardo importante da raggiungere per chiudere un capitolo della sua vita e riuscire ad andare avanti.
Ed è proprio per questo che ciò che conta alla fine è proprio il viaggio, la ricerca, e non la meta finale.
Non per questo però il lettore sarà meno curioso di scoprire come andrà a finire.
La chiave infatti non è l'unico mistero della storia e Oskar non è l'unico narratore: ci sono dei capitoli, sparsi qua e là, scritti da qualcun'altro; altri personaggi legati in qualche modo al bambino, ma la cui identità inizialmente non è chiara.
Sono capitoli diversi, con uno stile tutto loro, che inizialmente possono confondere le idee del lettore, ma che poi piano piano iniziano ad assumere un senso e a delineare una nuova storia, parallela a quella di Oskar e altrettanto toccante.
Senza però lo stile innocente e divertente del protagonista, questi capitoli sono, a parer mio, non solo più enigmatici, ma più tristi, più pesanti.
Alla fine comunque la verità viene a galla, le varie parti si collegano tra loro e quello che ne risulta è un'unica storia, infinitamente commovente.
C'è un altro aspetto di questo libro che lo rende speciale: la sua originalità. Non solo nello stile di scrittura, che ricalca i pensieri e i sentimenti dei narratori, ma proprio la struttura stessa del libro. Ci sono molte pagine speciali: immagini o fotografie che hanno a che fare con la storia, ma anche pagine bianche, o con una sola scritta, e così via, sempre collegate ovviamente a ciò che si sta raccontando.
Questo aspetto del libro lo rende ancora più scorrevole, e permette di immedesimarsi maggiormente nella storia.
Inutile dire che è un libro che, se avete voglia di commuovervi quanto più possibile, vi consiglio.
Perché quattro meno allora?
Non so, forse perché i capitoli di Oskar li ho preferiti a quelli degli altri narratori, e in certi momenti mi pareva che ci fosse un po' troppa carne sul fuoco. Era davvero necessaria tutta la storia parallela?? Non ne sono molto convinta.
O forse perché c'è comunque qualcosa che rimane in sospeso: in un certo senso mi aspettavo qualcosa in più dal finale.
Forse semplicemente, come ho già detto, l'argomento trattato mi ha resa un po' distaccata, per evitare di stare troppo male.
Mi sono commossa tanto, ma non ci sono entrata fino in fondo.
E voi lo avete letto? Lo avete amato? Sono curiosa di scoprire le vostre opinioni
Un bacione,
Silvia 💕
bentornati sul blog! Come va il vostro Ottobre? Il mio è più pieno e impegnativo di quello che pensavo!
Come tutti i lunedì, oggi c'è una nuova recensione che vi attende, di un libro che mi aspettava sullo scaffale da troppo tempo: Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safran Foer.
Un libro da divorare, commovente ed emozionante, ma mai con pesantezza.
Titolo: Molto forte, incredibilmente vicino
Autore: Jonathan Safran Foer
Editore: Guanda
Data pubblicazione: 2007
Pagine: 381
RECENSIONE
Il protagonista, Oskar, è un bambino di nove anni con un tragico evento alle spalle: suo padre è morto nell'attacco terroristico alle Torri Gemelle dell'11 Settembre 2001.
È passato un po' di tempo da quel brutto giorno, ma è evidente che Oskar non ha ancora superato il trauma: fa ricerche, si informa, cercando di capire come possa essere successo, come sia possibile che gli abbiano portato via il suo papà.
Un giorno, nel vecchio studio di suo padre, Oskar trova un vaso, e dentro il vaso una busta con la scritta "Black", contenente una chiave.
Fin dal primo momento in cui la vede, il protagonista decide che scoprire cosa apre quella chiave sarà la sua missione.
Inizia così un viaggio, quello di un bambino alla ricerca di indizi, informazioni, di tutte le persone che hanno cognome Black, che possano aiutarlo nel suo scopo.
Molto forte, incredibilmente vicino è stata per me una lettura forte. Forte perché forse sono troppo sensibile riguardo all'argomento trattato, ovvero l'11 Settembre.
Ho i brividi ogni volta che ci penso e li ho anche adesso mentre scrivo. È più forte di me.
Attraverso la lettura veniamo a contatto con un bambino in lutto, con il suo dolore, vediamo i suoi rapporti con una nonna che ha perso il figlio e con la mamma che ha perso il marito. Vediamo quanto possano essere dolorosi ma anche dolci i ricordi e quanto sia difficile ricominciare.
Ma questo libro è stato per me anche sorprendente, perché non è mai troppo pesante. E così mi sono ritrovata a divorarlo, pagina dopo pagina.
Quello su cui la storia si focalizza è infatti il mistero che ruota attorno alla chiave, che fa sì che il lettore sia sempre più curioso, man mano che i fili della narrazione si intrecciano fra loro.
A raccontare è Oskar stesso e ha uno stile tutto suo nel farlo: frasi brevi e concise, continui segni di interpunzione, un linguaggio veloce che in alcuni momenti si trasforma in un vero e proprio flusso di coscienza.
Oskar è un chiacchierone e un bambino con una curiosità oltre le righe, vuole sapere tutto e ogni giorno si diverte ad inventare cose.
Ma è anche molto divertente, e perciò mi sono ritrovata spesso a sorridere, di fronte ad una battuta inaspettata.
Vi affezionerete tantissimo a lui, al suo modo di essere, alla sua innocenza e alla sua tenerezza. E chiaramente non potrete far altro che avere un peso sul cuore, mentre pensate a questo bambino e a quello che gli è stato tolto; mentre lo vedete impegnarsi, mentire, correre rischi anche, per portare a termine la sua missione.
Il viaggio di Oskar è un modo tutto suo per sentirsi vicino a suo padre, scoprire cosa significhino la chiave e la scritta è per lui un traguardo importante da raggiungere per chiudere un capitolo della sua vita e riuscire ad andare avanti.
Ed è proprio per questo che ciò che conta alla fine è proprio il viaggio, la ricerca, e non la meta finale.
Non per questo però il lettore sarà meno curioso di scoprire come andrà a finire.
La chiave infatti non è l'unico mistero della storia e Oskar non è l'unico narratore: ci sono dei capitoli, sparsi qua e là, scritti da qualcun'altro; altri personaggi legati in qualche modo al bambino, ma la cui identità inizialmente non è chiara.
Sono capitoli diversi, con uno stile tutto loro, che inizialmente possono confondere le idee del lettore, ma che poi piano piano iniziano ad assumere un senso e a delineare una nuova storia, parallela a quella di Oskar e altrettanto toccante.
Senza però lo stile innocente e divertente del protagonista, questi capitoli sono, a parer mio, non solo più enigmatici, ma più tristi, più pesanti.
Alla fine comunque la verità viene a galla, le varie parti si collegano tra loro e quello che ne risulta è un'unica storia, infinitamente commovente.
C'è un altro aspetto di questo libro che lo rende speciale: la sua originalità. Non solo nello stile di scrittura, che ricalca i pensieri e i sentimenti dei narratori, ma proprio la struttura stessa del libro. Ci sono molte pagine speciali: immagini o fotografie che hanno a che fare con la storia, ma anche pagine bianche, o con una sola scritta, e così via, sempre collegate ovviamente a ciò che si sta raccontando.
Questo aspetto del libro lo rende ancora più scorrevole, e permette di immedesimarsi maggiormente nella storia.
Inutile dire che è un libro che, se avete voglia di commuovervi quanto più possibile, vi consiglio.
VOTO: 🌞🌞🌞🌞-
4-
Perché quattro meno allora?
Non so, forse perché i capitoli di Oskar li ho preferiti a quelli degli altri narratori, e in certi momenti mi pareva che ci fosse un po' troppa carne sul fuoco. Era davvero necessaria tutta la storia parallela?? Non ne sono molto convinta.
O forse perché c'è comunque qualcosa che rimane in sospeso: in un certo senso mi aspettavo qualcosa in più dal finale.
Forse semplicemente, come ho già detto, l'argomento trattato mi ha resa un po' distaccata, per evitare di stare troppo male.
Mi sono commossa tanto, ma non ci sono entrata fino in fondo.
E voi lo avete letto? Lo avete amato? Sono curiosa di scoprire le vostre opinioni
Un bacione,
Silvia 💕
Ce l'ho in casa da parecchio, ma non ho ancora avuto il tempo di leggerlo... il film mi era piaciuto molto :)
RispondiEliminaCiao :) Mi hanno detto che il film è fatto molto bene, se ti è piaciuto penso ti piacerà anche il libro :) Buona giornata!!
EliminaCara Silvia, ho letto questa tua recensione tutta d'un fiato perché ho sempre subito il fascino di questo libro, ma non l'ho mai acquistato perché non mi sentivo pronta ad affrontarlo e credo di non esserlo neanche ora. Grazie alle tue parole ho, però, capito che si tratta di uno di quei romanzi che non puoi perderti, perché ti aiuta a guardare in faccia il dolore altrui, ad incamerarlo e farlo tuo. Forse mi sconvolgerà come è successo a te, ma credo che ne valga comunque la pena.
RispondiEliminaCiao Annina, sicuramente non è una lettura leggera ma ti posso assicurare che Foer è molto bravo nel raccontare e non è mai pesante! Puoi tranquillamente farcela, te lo assicuro :-*
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