Il re di Atlantide - Vincent de Swarte {Recensione no spoiler}

Un libro perfetto per l'autunno e il mese di Ottobre, che ha il fascino del macabro, sa suscitare angoscia e terrore ma riserva anche tante belle e inaspettate sorprese. Questo è Il re di Atlantide di Vincent de Swarte.

Il re di Atlantide - Vincent de Swarte Recensione no spoiler Felice con un libro
Il re di Atlantide - Vincent de Swarte
Editore: Adelphi
Anno pubblicazione: 1998
Pagine: 128

Follia. È di questo che il romanzo di Vincent de Swarte parla: dell'anima nera nascosta dentro un uomo. Il fatto è che, nella sua follia, il protagonista riesce a descrivere il mondo con parole lucide e di estrema bellezza. E questo sconvolge, confonde e cattura il lettore fino all'ultima riga.

"Anche se ci sono sempre mille spiegazioni, sfido chiunque a capire il vero perché dell'orrore degli uomini."

Il libro inizia con due pagine di diario datate 3 Ottobre. Geoffroy ci tiene subito a sottolineare di essere una persona gentile "proprio nel fondo".
È sempre stato taciturno, solitario, e ha deciso di dedicarsi ad un mestiere perfetto per lui: il guardiano dei fari. Perché è lontano dagli uomini che si sente umano. E gentile.
Un po' inquietante? Siamo solo a pagina due. Andiamo avanti.

Un giorno il faro di Cordouan (che per la cronaca esiste davvero!!!) è rimasto senza sorveglianti, e quindi adesso Geoffroy è lì, da solo per mesi e mesi. Il che per lui va benissimo, tant'è che scrive: "prego Dio che in questi sei mesi non venga nessuno, ma proprio nessuno".
Inutile dirvi che qualcuno arriverà.

"Tutti gli uomini, in fondo in fondo, sono dei bravi cagnoloni. Il problema è che lo sono così tanto in fondo che finiscono per dimenticarsene."

Cordouan è un faro immenso e antichissimo, si staglia sul mare come un re di Atlantide e protegge con la sua luce chiunque vi si inoltri. Ma è anche un farò speciale: con la sua mole e la sua potenza sembra avere l'effetto di scavare nell'animo degli uomini. Geoffroy non è esente da questo incantesimo e piano piano la parte di lui più nascosta, l'io che aveva cercato di eliminare, riemerge in tutta la sua follia.

Geoffroy infatti non è solo un guardiano meticoloso e disponibile, stimato da tutti, è anche una persona patologica, malata. In lui si annida una pazzia fuori dalla norma, incontrollabile e meschina, come un virus che prosciuga tutto ciò che di buono è sopravvissuto e fa emergere l'orrore. La pazzia di Geoffroy è inquietante, disturbante, raccapricciante. E proprio così sono molte delle scene di questo libro.

"Cordouan mi ha risvegliato. Cordouan mi ha spogliato l'anima. Mi ha ricordato tutto quel che portavo in me, ha sostituito il forse con la certezza. Cordouan ha disseppellito i miei bisturi."
Il re di Atlantide - Vincent de Swarte Recensione no spoiler Felice con un libro
Il faro di Cordouan

Il re di Atlantide non è un romanzo per persone sensibili. È un libro che mescola thriller e horror, e che l'orrore te lo fa vivere in prima persona: tramite il diario del protagonista, scene forti e agghiaccianti, talvolta disgustose, vengono raccontate con una calma disumana, che ha l'unico risultato di aumentare ancora di più la sensazione di inquietudine e disagio.
A questo punto vi starete chiedendo come ho fatto a leggerlo tutto..

Questo libro non si molla: de Swarte è stato furbo e ci ha messo in mano un diario personale. Immaginatevi di averlo trovato lì, abbandonato dentro al faro, pieno di pagine in cui un uomo racconta la propria storia, mostruosa sì, ma terribilmente affascinante. È il fascino della follia umana che tiene il lettore incollato al diario fino alla fine. È la voglia di sapere come è andata a finire, fin dove si è spinto quest'essere umano che ha scritto pagine tanto inquietanti, e soprattutto il desiderio di capire. Perché è successo tutto questo? Come si è arrivati a ciò?

"Ho paura.... paura di questa paura di me stesso di cui ho già parlato."

Attraverso la voce di un protagonista deviato, diverso, de Swarte ci parla della distruzione che la solitudine può provocare, di ossessioni che non si possono controllare, della forza di un passato che riemerge irruento e della capacità delle persone che ci circondano di plasmarci.

Geoffroy non è solo un pazzo. È un pazzo che sa di esserlo, che riesce ad autoanalizzarsi e che scava, scava, scava per capire le cause del suo malessere. E pur nel suo delirio, riesce a inquadrare gli uomini e il mondo con una franchezza e una lucidità disarmanti.

Mentre la verità viene a galla, mentre si viene trascinati nella mente e nei pensieri del protagonista, è difficile non stabilire con lui una connessione, si prova tenerezza, quasi empatia oserei dire. E, nel momento in cui questo avviene, è impossibile non sentirsi in colpa e a disagio, confusi, pieni di angoscia e di paura di fronte all'immagine di ciò che il mondo può fare, di ciò in cui può trasformarsi un essere umano.

"Perché ho nel ventre questo pezzo di carbone grosso come un limone che sporca le dita non appena lo si tocca?"

Non mi aspettavo una lettura così forte. Non sono una lettrice abituata a scene horror e questo libro mi ha fatta penare davvero. So già che me lo chiederete quindi ve lo dico subito: se anche voi siete facilmente influenzabili da storie di questo tipo, non leggetelo prima di dormire. Parlo per esperienza!

Ma, se vi ho incuriositi, leggetelo comunque, perché regala delle perle rare.

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Vi mando come sempre un bacione,
Silvia 💜

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