Siamo vissuti qui dal giorno in cui siamo nati - Andreas Moster {Recensione no-spoiler}
Buongiorno a tutti lettori,
bentornati sul blog. È arrivata l'estate, e oggi vi parlo di un libro che effettivamente è adatto alla stagione; non all'idea di vacanze e serenità però, ma più a quella di caldo torrido, afoso, asfissiante, che brucia e confonde ogni cosa. Una lettura dura, un esordio incredibile, edito da Il saggiatore.
Un paesino di montagna è l'ambientazione della storia. Paesino che, grazie a quella montagna, vive. In particolare vive grazie alla cava da cui ogni giorno gli uomini, "i padri" come li chiama Moster, estraggono il calcare. Lo stesso con cui sono state costruite strade, case, edifici e il muro, che protegge il villaggio dal fianco della montagna e dalle tempeste che da lì provengono.
Questo paesino è un universo chiuso, a parte, completamente isolato dal mondo moderno dell'esterno. Qui vivono ancora antiche cerimonie, antiche leggi, e soprattutto antiche forme di dominio e di sottomissione.
Tutto cambia quando arriva uno straniero: un giovane uomo inviato a controllare la produttività della cava calcarea.
Lui è l'elemento esterno, diverso, l'ago che penetrando nella bolla la fa saltare in aria, portando allo scoperto l'oscurità, le terribili verità che si nascondono dietro alle case, alle strade, al muro del paesino.
Siamo vissuti qui dal giorno in cui siamo nati non è un libro per chi cerca una lettura facile; non è un libro per chi vuole una storia scorrevole; non è un libro per chi ha paura di soffrire.
È invece un libro per chi ha il coraggio di guardare in faccia la malvagità umana; è un libro per chi nel dolore ci si butta per poi riemergere migliore; è un libro per chi ha la forza e la volontà di affrontare argomenti delicati.
bentornati sul blog. È arrivata l'estate, e oggi vi parlo di un libro che effettivamente è adatto alla stagione; non all'idea di vacanze e serenità però, ma più a quella di caldo torrido, afoso, asfissiante, che brucia e confonde ogni cosa. Una lettura dura, un esordio incredibile, edito da Il saggiatore.
Siamo vissuti qui dal giorno in cui siamo nati di Andreas Moster.
Titolo: Siamo vissuti qui dal giorno in cui siamo nati
Autore: Andreas Moster
Editore: il Saggiatore
Data pubblicazione:
Pagine: 200
"Lo so da non so quanto tempo. Che me ne devo andare, via di qui, fuori dal paese, dalla casa, dalla stanza in cui vivo da quando sono nata . Potrei calcolare il numero esatto di giorni, sono un paio di migliaia, ma che importa."
Un paesino di montagna è l'ambientazione della storia. Paesino che, grazie a quella montagna, vive. In particolare vive grazie alla cava da cui ogni giorno gli uomini, "i padri" come li chiama Moster, estraggono il calcare. Lo stesso con cui sono state costruite strade, case, edifici e il muro, che protegge il villaggio dal fianco della montagna e dalle tempeste che da lì provengono.
Questo paesino è un universo chiuso, a parte, completamente isolato dal mondo moderno dell'esterno. Qui vivono ancora antiche cerimonie, antiche leggi, e soprattutto antiche forme di dominio e di sottomissione.
Tutto cambia quando arriva uno straniero: un giovane uomo inviato a controllare la produttività della cava calcarea.
Lui è l'elemento esterno, diverso, l'ago che penetrando nella bolla la fa saltare in aria, portando allo scoperto l'oscurità, le terribili verità che si nascondono dietro alle case, alle strade, al muro del paesino.
Siamo vissuti qui dal giorno in cui siamo nati non è un libro per chi cerca una lettura facile; non è un libro per chi vuole una storia scorrevole; non è un libro per chi ha paura di soffrire.
È invece un libro per chi ha il coraggio di guardare in faccia la malvagità umana; è un libro per chi nel dolore ci si butta per poi riemergere migliore; è un libro per chi ha la forza e la volontà di affrontare argomenti delicati.
È un libro che parla di violenza, di paura, di dominio del più forte, di peccato e di espiazione.
L'autore vuole mostrarci quanta falsità, quante maschere, l'uomo è in grado di erigere attorno a se, per non mostrare il marcio che in realtà c'è sotto la superficie.
La narrazione è molto particolare e alterna due punti di vista:
La terza persona di lui, lo straniero, giovane uomo che porta con sé qualcosa di diverso dagli altri. Destinato a diventare il capro espiatorio di un villaggio e forse a cambiarne le sorti.
E il punto di vista di lei, una delle ragazze del paese, una delle ragazze che conosce la verità e vuole andare via. Lei, che alterna la prima persona singolare alla prima persona plurale.
L'autore vuole mostrarci quanta falsità, quante maschere, l'uomo è in grado di erigere attorno a se, per non mostrare il marcio che in realtà c'è sotto la superficie.
La narrazione è molto particolare e alterna due punti di vista:
La terza persona di lui, lo straniero, giovane uomo che porta con sé qualcosa di diverso dagli altri. Destinato a diventare il capro espiatorio di un villaggio e forse a cambiarne le sorti.
E il punto di vista di lei, una delle ragazze del paese, una delle ragazze che conosce la verità e vuole andare via. Lei, che alterna la prima persona singolare alla prima persona plurale.
Noi facciamo, noi guardiamo, noi siamo vissuti qui dal giorno in cui siamo nati.
Lei è in parte il paese stesso, e il percorso per separarsi dalla sua attuale vita non può che essere impervio e doloroso.
L'autore utilizza uno stile molto introspettivo e scava con forza nell'animo dei protagonisti.
Il lettore si ritrova a sentire così la sofferenza, la fatica, la lotta, la violenza, la paura, il male, annidati nel villaggio, come se fossero suoi, come se li stesse vivendo in prima persona.
Una premessa importante: se siete persone sensibili, preparatevi psicologicamente perché ci sono scene forti. Io non me lo aspettavo e forse avrei preferito saperlo, perché ci sono stati dei momenti in cui la storia mi ha colpita come una coltellata.
E colpire come una coltellata è proprio quello che Moster vuole fare. Egli non si fa scrupoli, racconta la verità dura e cruda senza peli sulla lingua e senza aver paura di ferire qualcuno. E rigira il coltello nella piaga con una narrazione cupa, lenta, a tratti gotica. Bisogna rimanere concentrati per stare dietro all'autore, alle sue metafore, al suo modo di dipingere il mondo.
Perché questo è anche un romanzo metaforico, fatto di simboli e visioni, presagi e sensazioni sotto pelle.
È difficile coglierli tutti ed è necessario farsi largo a piccoli passi nella scrittura densa, pastosa, di questo autore. Si procede con fatica, ma alla fine del viaggio, lasciandosi quel paesino alle spalle e guardando indietro, ci si rende conto di quale esordio straordinario abbiamo conosciuto.
Non do il massimo dei voti solo per un fattore personale: questo è un romanzo che sa far male e in alcuni momenti ho pensato potesse essere troppo. Forse però, come ho già detto, ha influito molto su di me il fatto che non fossi preparata.
Lei è in parte il paese stesso, e il percorso per separarsi dalla sua attuale vita non può che essere impervio e doloroso.
L'autore utilizza uno stile molto introspettivo e scava con forza nell'animo dei protagonisti.
Il lettore si ritrova a sentire così la sofferenza, la fatica, la lotta, la violenza, la paura, il male, annidati nel villaggio, come se fossero suoi, come se li stesse vivendo in prima persona.
"La risata di mio padre ha diviso mia madre in due parti, e lui l'ha spinta in camera da letto senza prima riunirle. La mattina dopo l'incrinatura era ancora visibile."
Una premessa importante: se siete persone sensibili, preparatevi psicologicamente perché ci sono scene forti. Io non me lo aspettavo e forse avrei preferito saperlo, perché ci sono stati dei momenti in cui la storia mi ha colpita come una coltellata.
E colpire come una coltellata è proprio quello che Moster vuole fare. Egli non si fa scrupoli, racconta la verità dura e cruda senza peli sulla lingua e senza aver paura di ferire qualcuno. E rigira il coltello nella piaga con una narrazione cupa, lenta, a tratti gotica. Bisogna rimanere concentrati per stare dietro all'autore, alle sue metafore, al suo modo di dipingere il mondo.
Perché questo è anche un romanzo metaforico, fatto di simboli e visioni, presagi e sensazioni sotto pelle.
È difficile coglierli tutti ed è necessario farsi largo a piccoli passi nella scrittura densa, pastosa, di questo autore. Si procede con fatica, ma alla fine del viaggio, lasciandosi quel paesino alle spalle e guardando indietro, ci si rende conto di quale esordio straordinario abbiamo conosciuto.
VOTO: 🌞🌞🌞🌞e mezzo
4,5
Non do il massimo dei voti solo per un fattore personale: questo è un romanzo che sa far male e in alcuni momenti ho pensato potesse essere troppo. Forse però, come ho già detto, ha influito molto su di me il fatto che non fossi preparata.
Nota di merito alla traduttrice (amo il fatto che in queste edizioni il nome del traduttore sia in copertina!!) Silvia Albesano che a parer mio ha fatto un ottimo lavoro.
Se ve la sentite, assolutissimamente consigliato.
Se volete acquistare questo libro potete farlo al seguente link che vi rimanderà al sito di IBS. Acquistando qualsiasi articolo da tale link dovrei ricevere una piccola commissione che mi aiuterà a portare avanti il blog. Grazie infinite a tutti!
Se ve la sentite, assolutissimamente consigliato.
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Segnato e messo nella Wish list. Bella recensione! E buona lettura!
RispondiEliminaGrazie Zelda :) Scrivimi pure se lo leggerai per farmi sapere se ti piace! Buone letture anche a te e buona giornata
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