Sylvia - Leonard Michaels {Recensione no-spoiler}

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bentornati sul blog. Come forse sapete, da qualche settimana e fino al 15 Febbraio gli Adelphi sono scontati del 25% nella maggior parte delle librerie fisiche e online. Approfittando di questa offerta ho comprato alcuni libri, tra cui quello che vi recensisco oggi: Sylvia di Leonard Michaels.
Non è tra i titoli più conosciuti ma mi ha incuriosita molto la copertina, nonché la quarta di copertina. Ve ne parlo qui.

sylvia leonard michaels recensione no spoiler felice con un libro

Titolo: Sylvia
Autore: Leonard Michaels
Editore: Adelphi
Data pubblicazione: 1992 / 2016
Pagine: 129

Sylvia è un romanzo narrato in prima persona sotto forma di memoir, ispirato alla storia vera del suicidio della prima moglie dell'autore. Leonard Michaels ci racconta all'incirca tre anni della sua vita: dal 1960 fino al 1963. Quando inizia a raccontare l'autore è un ventisettenne in crisi, incerto sul proprio futuro, incapace di trovarsi un lavoro; ha appena lasciato un corso post universitario e coltiva un unico desiderio: scrivere.
È in questo periodo che Leonard conosce Sylvia, la Sylvia del titolo che sarà il fulcro di tutta la storia.
Sylvia è Sylvia Bloch, la prima moglie di Michaels, e nel 1960 è una ragazza di diciannove anni con lunghi capelli neri che vive in uno squallido appartamento del Greenwich Village di New York. Tra lei e Leonard scatta un colpo di fulmine, trascinante e totale, e in poco tempo i due si ritrovano legati l'uno all'altro in una storia d'amore turbolenta e distruttiva.

La prima metà di questo libro è un concentrato di atmosfere e sensazioni particolari. Leonard Michaels ci presenta Sylvia senza tanti preamboli, con i suoi comportamenti strani e le sue manie che mettono in chiaro sin da subito che c'è qualcosa che non va, che questa non sarà una relazione tradizionale. Sylvia è paranoica, ossessiva, esagerata, ai limiti dell'isteria. L'autore racconta i fatti così come sono, non cerca di giustificare o giustificarsi, né di addolcire la pillola.
Utilizza uno stile diretto e conciso, fatto di frasi brevi e continui segni di interpunzione, come se ricordare troppo a lungo o con troppa nitidezza fosse eccessivamente doloroso.
Tutto ciò di cui Michaels parla però, è occasione per riflettere su qualcosa
C'è un contorno alla storia, tanti particolari, tanti elementi su cui l'autore si sofferma: ci sono le descrizioni dell'ambiente Newyorchese degli anni 60, l'effetto catartico dei cinema, le droghe, la musica e i concerti, c'è il desiderio di scrivere e il rapporto con la scrittura, la frenesia, la paura del futuro. 

"C'era stata un'evoluzione della sensibilità, un contagio visionario derivato forse dalle droghe - marijuana, eroina, stimolanti, tranquillanti-, la poesia della conversazione corrente. Un bizzarro delirio aleggiava nell'aria ed emanava dai corpi indolenti e sensuali che si accalcavano in MacDougal Street."


È per questo motivo, per i continui spunti di riflessione e l'inserimento della storia in un preciso contesto sociale, che la prima metà della mia copia del libro è quasi tutta sottolineata.

A parer mio c'è invece un evidente scarto tra questa prima parte e la seconda.
C'è un momento in cui Sylvia prende il sopravvento su tutto, la narrazione si focalizza quasi esclusivamente su di lei e diventa un'incessante ripetizione di liti, urla, paranoie, scenate incomprensibili, seguite da notti di sesso compulsivo.
Non ci sono quasi più le riflessioni verso l'esterno, e se ci sono, sono in relazione a lei.
Il lettore viene trascinato in questo vortice senza sapere quando finirà o se finirà e la lettura prosegue più lenta e sempre più cupa.
Lo stile si fa ancora più asciutto e sembra che Michaels in alcuni momenti si limiti ad elencare gli eventi in modo meccanico. Ho percepito un certo distacco dell'autore, come se non avesse riversato tutto se stesso in queste pagine.

Immagino che scrivere una storia del genere sia stato molto difficile e doloroso, ma in questa seconda parte si sente che manca qualcosa.
Quando iniziamo a leggere sappiamo già quale sarà il tragico epilogo della storia, ce lo dice la quarta di copertina, ce lo dice la realtà dei fatti. Quello che spinge il lettore a leggere il romanzo è quindi la volontà di capire quali eventi, quali situazioni, hanno portato a questa orribile conseguenza. E cosa significhi per l'autore affrontarla.

Per quanto mi riguarda questo viene spiegato solo a metà. La narrazione in prima persona non permette di comprendere appieno i comportamenti e i pensieri di Sylvia, che quindi rimane una ragazza ossessiva e disturbata, che vive nel proprio inferno personale, di cui però non sappiamo quasi niente. Vediamo solo gli effetti che i suoi comportamenti hanno sul marito, il quale però non esprime fino in fondo i suoi sentimenti. La narrazione di Michaels non mi sembra quella di un diario, ma piuttosto di una lista in cui appuntare gli avvenimenti della propria vita per analizzarli, per dare loro un ordine, un senso forse, per liberarsi di ricordi che pesano troppo.

"A volte Sylvia era felice e spiritosa, ma è più facile ricordare i brutti momenti. Erano più clamorosi; e, rispetto a ciò che amavo, ora fa meno male ricordarli."

Se alla prima parte avrei dato cinque stelline, alla seconda ne avrei date tre.

Questo non significa che il libro non mi sia piaciuto in generale.
Sylvia è la storia di un amore malato, ossessivo, ma in mezzo alla spirale di eccessi e paranoie che l'autore ci descrive, si possono comunque riconoscere, anche se molto amplificati, i comportamenti di tutte le coppie moderne: la gelosia, il possesso, le ripicche, piccole incomprensioni che si trasformano in liti furiose.

Non c'è dubbio però che in questo caso la relazione tra i due giovani sia folle. Sylvia è una persona malata che ha bisogno di cure e assistenza, e un po' mi fa arrabbiare pensare a quante volte problemi del genere vengano presi sottogamba, considerati passeggeri o addirittura normali, giusti. È per questo che il libro può risultare anche un po' disturbante, fastidioso, in certi punti. È normale porsi delle domande: Leonard continua a stare con Sylvia per compassione o perché la ama? E se la ama perché non fa qualcosa per aiutarla?
Questo non sono riuscita a spiegarmelo, il comportamento dell'autore non è chiaro fino in fondo, o almeno non per me.

Lungi da me comunque giudicare, non posso neanche immaginare cosa Michaels possa aver provato a vivere e poi a mettere su carta questa situazione. Sylvia era stato scritto in forma di racconto poco dopo il tragico evento del suicidio, e nei trenta anni successivi è stato ampliato e riadattato in forma di romanzo. Mi viene un po' il magone a immaginare Leonard Michaels così, intento a scrivere e rimuginare per tanti anni.

VOTO: 🌞🌞🌞e mezzo
3,5

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Voi avete letto questo libro? Vi incuriosisce?
Io non escludo di rileggerlo un giorno, per capire se ci sono delle sfumature in più da cogliere.

Vi mando un bacio,
Silvia 💘

Commenti

  1. Non l'ho letto ma sì, mi incuriosisce molto. Non l'avevo mai nemmeno sentito prima di leggere il tuo post.

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    Risposte
    1. Ci sono talmente tanti Adelphi super famosi che alcuni titoli interessanti si perdono nella massa! :) Infatti mi riprometto di studiare ben benino il catalogo

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  2. Ciao! Nuovo follower😃. Anch'io ho un blog. Se ti va ti aspetto da me come lettrice fissa: https://libristoriaecultura.blogspot.it/
    (mi trovi anche su instagram come: alfonso_bookblogger).

    RispondiElimina

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